Sgualcito

29 settembre 2011


Seduta sul mio letto coperto da garza guardo l'orizzonte. Il vento mi sfiora l'anima con profumi lontani ma famigliari in questa notte senza Luna.
C'è l'odore di un abito sgualcito nell'aria, attraversa la stanza come un fantasma, non si accomoda, va di fretta.
In molti dicono di conoscere il dolore. In pochi conoscono il dolore.
Lo so, il mondo intero soffre. Ma non abbastanza da cogliere, mentre il dolore cambia i tuoi valori, cambia le priorità e le rende animali, selvatiche, violente.
Un abito è sgualcito, in basso strappato, gettato su di un letto sfatto e abbandonato.
Il dolore ci rende impotenti. La maggior parte delle persone non sa cosa fare quando se lo trova davanti, dunque fugge. Che sia suo o di altri.
Non sono mai stata troppo brava a correre, oggi poi fumo troppo per scappare e faccio di questa necessità un atto di virtuoso coraggio: non fuggo. Né dal mio, né dal tuo.
Posalo qui, sul palmo aperto delle mie mani questo bruciante dolore. Sono mani che lavorano, intessono, creano, cuciono, abituate al fuoco e agli spilli che portano fortuna in amore, cucirò questo strappo, stirerò le pieghe che contraggono l'anima addolorata.
Sangue caldo, denso e liquido che cola. Brucia l'anima e la pelle che lo sfiora. Sfrigola sotto l'acqua fertile di Egeria, diviene nube di vapore che acceca, nebbia pestilenziale che si infila nei polmoni e li rende uguali a quelli dei conciatori africani.
Ne farò un pendaglio che porterai sul cuore, e il dolore diventerà una protezione. Rosso rubino scuro come la terra porterà la vita dove prima c'era morte.
E' una prova di coraggio questo tuo guardarlo in faccia, avvolgertici dentro ai primi freddi d'Autunno come fosse una coperta intessuta dei tuoi tendini, di ogni muscolo contratto, di ogni vena tesa. So quanto la forza manchi, quanto si sentano anche nel corpo i morsi all'anima. Lascia che scorra, poi apri le porte all'istinto e non alla ragione.
La ragione è stolta, davanti al dolore le cedono le gambe, è forte solo finchè ha una sua funzione.
L'istinto in mezzo all'Oceano ti tiene a galla, per giorni, settimane, mesi o anni.
Saranno giorni se lo ascolti.
Troverà in te quello che non pensi di possedere più da infinite generazioni di evoluzione civile, civilizzata, educata, imbrigliata, castrata. Dal sangue rinascerai ricoperto del tuo stesso sangue, partorito da te stesso, figlio di te stesso.
Lascia scorrere nelle vene quella forza arcaica, libera la sua violenza senza curarti di chi ti è accanto, non pensare, non pensare, non pensare, seguilo, affidati, abbandonati, concediti alla tua gente che vita dopo vita ti ha dato vita.
Ogni resistenza prolungherà l'agonia. Ogni fuga donerà il silenzio che sentono le pecore nelle orecchie mentre i grilli cantano. Ogni ragione creerà gomitoli di orpelli in cui imbrigliarti.
C'è solo una cosa che puoi fare davanti al Grande Drago: guardalo in faccia e combatti. Imbraccia l'istinto dell'animale che possiedi e divoralo. Poi domalo, con la calma forza dell'istinto possiedilo come lui sta possedendo te.
Allora tu sarai il Grande Drago.
Questo il primo passo.

2 nosense:

{ il monticiano } at: 29 settembre 2011 alle ore 10:01 ha detto...

Seguire l'istinto? Un'ottima teoria in un post poetico. Così a me è sembrato.

{ Alice Lidden } at: 30 settembre 2011 alle ore 14:09 ha detto...

La poesia è lo zucchero dell'anima durante la vita, ci mancherebbe toglierla! Resterebbe solo Porta a Porta :(

 

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