Guai e confini

12 ottobre 2011
 
Riassumere tutto a una manciata di “emozioni di base” non fa per me. Sarà che da piccola crescevo in mezzo ad artisti, presunti o tali, ma ho sempre amato le sfumature tono su tono dei colori… e anche delle emozioni. Ed è difficile cogliere un tono di irritazione sul tuo volto o nella tua voce, semmai rabbia o frustrazione ma quell’irritazione tipica di chi trattiene un’alzata di mano come se spalasse un insulto dietro la schiena no, è difficile.
Lo constato, non lo critico. Lo accetto constatandone la rarità.
La maggior parte delle persone è convinta che essere tolleranti in una coppia significa sopportare i difetti dell’altro. Magari fosse così facile! Significa venire in contro alle necessità dell’altro senza fargli pesare le proprie nevrosi fin dove è possibile!” brontoli masticando la sigaretta, simbolo di quell’alzata di mano repressa “Uno dei pregi che hai è l’essere diretta, schietta e ora che fai? Trattieni?” questa suona proprio come una frase alla Pennac, la direbbe Benjamin anzi no, qualcuno a Benjamin, una critica alla francese. Sorrido.
Ok, il problema è tuo.
Proprio tu, che conosci il significato di “furor” mi neghi il diritto e il piacere marziano di sconfiggere un mio limite?” sorrido ancora, l’irritazione ti ha reso filosofico, parli con le mie parole… nel caso mi sfuggisse il concetto per momentanea imbecillità mentale, cosa di cui sembri convinto io, al momento, sia affetta. Sei buffo, poi è carino questo panegirico che ti sta inventando tra i fumi mentali di una giornata lunga e faticosa.
Va bene, va bene, il problema è tuo e il mio è dichiarare apertamente le mie necessità, è onesto e corretto, ragionamento civile e insindacabile.
La lezione va avanzi, il dettaglio è snocciolato in modo che non ci possiamo confondere sui termini che si sa, la lingua non è mai abbastanza precisa “Io dico rosso e tu pensi al carminio, io invece ho in testa un rosso cardinale” eh, lo so, lo dico sempre io… mondo cane, la simbiosi. Mi spaventa la simbiosi, non è che io ami stare troppo con me stessa… non mutiamo i confini, io resto io e tu resti tu, eh? Se volevo la mia copia invitavo a cena lo specchio, sia chiaro.
Mi gioco la carta “background”, antropologicamente e psicologicamente da tenere sempre in considerazione il background, famigliare soprattutto. E ti ricordo che vengo da una famiglia dove il “no” non esiste, dove i confini sono un insulto all’intimità del rapporto e l’altruismo del martirio (tradotto: sopportare in silenzio e con il sorriso le nevrosi dell’altro) è una medaglia al valore della Familia, alla latina, senza la G.
Poi rido. Perché lo sguardo che mi hai mandato ha circa otto anni, è imbronciato e sta dicendo: ciccina, non mi freghi mica con una mossa di scacchi così elementare, per chi mi prendi?
Però è onesta, come mossa, voglio dire che ci credo. Un giorno ti odierò abbastanza per presentarti un paio di esponenti e gongolerò a guardarti annegare nell’insistenza e nella mancanza di ascolto moralmente giustificata dal “siamo una famiglia”. per ora restiamo sul “fidati delle mie parole”.
Comunque hai ragione, non è un problema mio, le tue nevrosi sono tue, sconfiggerle, allargare i tuoi limiti, spazzare via gli spigoli della tua personalità è una tua personalissima guerra e si, so quanta soddisfazione da riuscirci e si, so che affrontarli perché ce lo chiede qualcuno a cui teniamo è più facile che affrontarli perché lo dobbiamo a noi stessi.
E mio è il problema del background famigliare, dei “no” che fanno sentire in colpa come se pretendere rispetto per i propri bisogni fosse un rifiuto affettivo, mio limite, mia guerra individuale, mai personalissima vittoria e soddisfazione quando ce la faccio.
Bene, siamo d’accordo, intellettualmente allineati, va da sé che succederà ancora, va da sé che per personali convinzioni si cercherà di evitare che succeda ancora, va da sé che si tollereranno le scivolate ma si premierà l’impegno con un “bonus fiducia” accumulabile nel tempo e spendibile tutti assieme se serve.
Questo “noi” fa l’altalena tra un percorso zen, i bisticci dei bambini e i punti raccolta della Conad. Sarà la mia ironia innata ma lo trovo sempre stimolante, già.
È questo il guaio.

2 nosense:

{ il monticiano } at: 13 ottobre 2011 alle ore 00:20 ha detto...

Fare l'ìaltalena con i punti della Conad mi pare un po' arduo. Per il resto va bene tutto.

{ Alice Lidden } at: 17 ottobre 2011 alle ore 19:20 ha detto...

Oddio, magari bagnati, strizzati, legati assieme...
un po' effetto cartapesta però... :)

 

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