Crema allo zenzero

10 febbraio 2010
 La lana tessuta ha il potere di abbracciarti.
Sono un’amante incostante con le stagioni, aspetto trepidante che giungano, ne godo i primi momenti e poi non vedo l’ora che partano. Questo Inverno invece rimane sulla soglia, aspettando forse una risposta che non giunge. E' risaputo che l’Inverno porta domande, è una stagione molto invadente da un punto di vista personale. Io però non ho fretta di dare risposte che navigano pigre nella mia mente entrando in simbiosi con altre risposte con cui non hanno nulla in comune.
In verità ho solo voglia di lana, calda, morbida, avvolgente. La voglia di coccole mi prende prima dolcemente, come una culla, poi diventa frustrazione e mi ci arrabbio sopra. Come un’insonnia: prima leggi un po’ ma quando insiste ti nevrotizza.
Da qualche giorno ho voglia di attenzioni alla crema. Ne esistono anche alla panna, gira e rigira piene di aria e per averne basta farsi un profilo online e lamentarsi un po’. Ma quelle alla crema sono più costose perché pesano di più, potete chiedere a qualsiasi pasticceria e ve lo confermerà.
Tira vento. Vento del Nord, aria di cambiamento.
L’altro giorno la madre di Miss Perfezione mi ha scambiata per sua figlia e l’altra notte incontrando qualcuno per cui vale la pena, tornati a casa, accendere dell’incenso e toccare ferro nove volte non sono stata riconosciuta. La domanda diventa importante: chi sto diventando?
Il guaio quando sei disposta al miglioramento è questo: ti affezioni a quel che eri e quando cambi non sai più bene dove mettere le mani.
Ora so. Un bel po’ di cose in più su di me.
E la prima cosa che fa una donna quando sa più cose su di sé (o quando vuole cambiare e ancora non c’è riuscita) è mutare aspetto. Così ho tagliato la frangetta, cambiato occhiali e l’ultima parte del guardaroba è stata rinnovata in saldo.
Ma l’Inverno è ancora sulla soglia, come se qualcosa ancora mi sfuggisse, paziente lui. Io quasi quasi gli porgo una sedia, che vederlo in piedi così mi fa tristezza come nelle ultime scene di un vecchio film dove lui non vuole partire ma deve farlo e lei, confusa, lascia decidere a lui per poi pentirsene.
Aspetto una medaglia che non giunge, aspetto una conferma che non arriva, aspetto qualcosa che non ha importanza veramente ma come un taglio di capelli aiuta. E lui aspetta me.
Nel giro dei prossimi 12 mesi cambierò la mia vita anche se mi fa paura, anche se c’è chi dice che non dovrei, anche se c’è chi non lo farebbe mai, anche se complicherò immensamente la mia esistenza.
Chi ha detto che la vita debba essere facile?
Se rimani ferma sulla tua esistenza l’unica cosa che accade è che non apri la finestra al vento del Nord. E rimani cristallizzata dentro un surgelatore di vite, finché sei sotto ghiaccio non vedi le rughe ma appena ne esci arrivano e scopri, troppo tardi, che è troppo tardi.

In silenzio, nella notte, ti afferro delicatamente le mani, lo faccio lentamente per non svegliarti dal sonno, sfioro la tua pelle e osservo le tue labbra socchiuse.

Non amo i surgelati. Preferisco vivere. Complicarmi l’esistenza, avere rimorsi e non rimpianti. Se avessi, se… eco di avrei dovuto, avrei potuto. Contrapposti a un “ho sbagliato”, che la finisce lì, inutile insistere.
Inverno dammi qualche indizio e poi va via.
E’ tempo di cambiare, è tempo di rischiare, poi potrai tornare.
Come da bambina, dallo scoglio più alto della Sardegna guardavo il turchese delle acque, gli istanti prima di tuffarmi erano quelli in cui si aveva più paura, quelli in cui potevi ancora tornare indietro e poi, la mente spegneva il cuore con i suoi timori, e saltavi. L’aria, il vuoto, il nulla e poi il pieno delle acque turchesi che ti abbracciano fino a toglierti il fiato, aria, di nuovo aria, e hai vinto ancora contro gli spauracchi che limitano l'esistenza.
Terra riarsa dal Sole, terra ingorda di acque e circondata dal suo desiderio più grande, laggiù su uno scoglio alto tre metri, sopra a dei fondali d’arcobaleno, sto io in attesa che l’Inverno suggerisca come un gobbo da teatro, tremando di paura prima che di freddo, ma decisa tanto da sapere che spegnerò il cuore con le sue paure e salterò.
E ritroverò l’acqua che ingorda agogno. Se non hai sangue sardo nelle vene non puoi capirlo, se non vedi rovi di piante aride davanti a te non puoi comprenderlo, piante che odorano di legno bruciato sotto il sole e mirti grandi come querce.

Vediamo se senti il profumo di mirto lontano, nel sonno mentre sfioro queste labbra socchiuse. Scopriamo se anche tu, ancora, sogni.

Foto presa da Window to her soul

5 nosense:

{ giardigno65 } at: 10 febbraio 2010 alle ore 12:06 ha detto...

MOLTO BELLO (come tutto il blog...)

{ il monticiano } at: 10 febbraio 2010 alle ore 17:46 ha detto...

Veramente un bel post curioso, delicato, interessante, intrigante, a tratti anche poetico e poi il tuo cambio d'aspetto. Necessario?

@@@ at: 11 febbraio 2010 alle ore 09:36 ha detto...

dolcemente sfoglio le mie paure,una per una le tolgo , per raggiungere me stessa ...ogni giorno una conquista per vivere..!!

Anonymous at: 11 febbraio 2010 alle ore 17:36 ha detto...

Mi rilassa leggerti...dovrei fare un abbonamento con il tuo blog..

LALLA

{ Alice } at: 17 febbraio 2010 alle ore 17:59 ha detto...

@Giardino grazie, anche il tuo. E' interessante ;)

@Monticiano esteticamente me ne fregherei, ma quando si cambia dentro a volte, sembra, pare, si cambia anche fuori :)

@Rosa assolutamente d'accordo, ma credo ormai sia assoldato :D

@Lalla ma grazie! A me fa piacere quando passi, io ti leggo ma come noti anche dalla frequenza dei miei post è un periodo in cui ho poco tempo per la rete e non commento molto nessuno :(

 

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