Ma tu lo sai che per gli inglesi la “lepre” è un simbolo di pazzia?
Davvero, pensano che le lepri siamo matte e che Marzo le renda ancora più pazze. Succede perché non si spiegano come mai
LE lepri prendano a calci
I lepri a Marzo. IL lepre si avvicina ALLA lepre e lei lo calcia, SDANG! Sul muso.
Questo però conferma quel che dicevano gli antichi:
la pazzia è lo stato più vicino alla saggezza che esista.
Sorvolando sulle questioni femministe, secondo gli antichi il folle era posseduto, quindi preferito, dalle divinità. Non i compagni di scuola, bada bene, dalle divinità. Mica bruscolini. Ammetto che Platone già spiegava che il pazzo e il sacerdote si distinguono perché quest’ultimo riesce ad essere rispettato dalla divinità, ma la pazzia rimane il segno che distingue l’iniziando da chi proprio non ce la può fare a piacergli, alle divinità.
La lepre è anche simbolo di fertilità, come Marzo. Pazzia d’amore, follia da innamorati.
Quindi non potevo che chiamarti, per ora, Lepre Marzolina. È un augurio… eh? Va bene, va bene, è discutibile, un po’ folle, ma se io sono Alice di sicuro non puoi aspettarti la normalità. Sei d’accordo? Bene, anche se non lo eri mica cambiava niente, eh? E neppure ti salverai credendo in Mendel e nel suo “
salta una generazione”. No, Lepre Marzolina, la follia è geneticamente dominante in questa famiglia. Tua nonna è matta, tuo nonno è folle, gli zii non si salvano, i tuoi bisnonni due visionari e una delle tue nonne giurava di aver visto gli elfi da bambina (bambina ho detto, niente droghe negli anni trenta, tutto naturale, spontaneo). Sullo zio Alex e il suo ramo di famiglia sorvolo, ne parliamo quando cresci, dopo che nasci. Però c’era la Zia con la telecinesi e almeno due persone giuravano che da bambini venivano messi in fila e tenuti buoni con oggetti volanti perfettamente identificati, e l’altra Zia che armeggiava con olio, sale e curava i famigliari... ma anche di questo riparliamo, forse, quando sarai grande, dopo che nasci.
Di fatto non si può evitare, neanche Freud ti può aiutare. Nooo, questa è
pazzia filosofata, non si guarisce. Cos’è la pazzia filosofata? Cielo, ancora non ti ho insegnato nulla! È pazzia fatta filosofia di vita. Noterai che tua nonna non la mette neanche in discussione, ascolterai infinite chiacchiere con paroloni di tuo nonno per dimostrare che è normale, che è così, che riguarda il mondo. Io mi limiterò a dirti che questa famiglia fa della pazzia una filosofia di vita, che quindi non ci pensa proprio a guarire e che tu non potrai farlo perché da un lato ce l’hai genetica e dall’altro fa da fondamenta, un background strutturato di cultura su cui posi i piedi... ops, le zampe. E non vorrai destrutturalizzarti la psiche, eh? Fa male ed è come quando Pippo aggiusta i motori: ti resta sempre un pezzo fuori che non sai dove andava.
Oh, ma non preoccuparti… mamma renderà tutto divertente. Come? Ti fa paura? Non ci si riesce? Suvvia, non siamo ridicoli, la
Buffezza salva il mondo e salverà anche te. Cos’è? Aaah, la Buffezza è una magia. Se sai farla invece di arrabbiarti sorridi, di offenderti ti sconquassi, di restarci male gli ridi in faccia. Davvero. Ma si, ma si che si può imparare, non preoccuparti… non mi farai mica la Lepre Angosciatina, eh? Sei Marzolina, vediamo di ricordarcene.
Dunque sappi che con tutta la famiglia festeggerai Halloween, lo dico perché ci siamo sotto e mi viene in mente. No, non siamo americanizzati, affatto. Halloween mica l’è americano, se vuoi fare una seduta spiritica puoi chiedere ai bisnonni, si è sempre festeggiata la vigilia di Ognissanti in Italia da prima che gli americani si togliessero i perizoma per mettersi i pantaloni. Quindi mamma ti ficcherà un lenzuolo in testa e ti manderà in giro per il palazzo a chiedere dolci… e se non te li danno o non rispondono (primo piano, uscendo dall’ascensore a destra, non rispondono mai, sappilo e se va a fuoco il palazzo e inutile cercare di avvertirli, tanto non rispondono) allora per un anno gli faremo gli scherzetti, tanto siamo all’ultimo piano e dal portone dovranno uscire prima o poi. Prima, di Halloween, tutta la tua famiglia si apposterà dietro gli angoli per farti BU!, scheletri di plastica saranno appesi dietro le porte e appena le apri ti si avvicineranno come a volerti prendere, ci saranno le fave fuori dalla finestra che non potrai mangiare e dovrai ascoltare le storie di chi non hai conosciuto. Poi, quando tutto sembrerà passato, faremo il pane in casa e lo porteremo assieme a nonna al cimitero, va bene uno lo faremo in più per te e ci metteremo gocce di cioccolato ma te lo mangerai lì, assieme ai bisnonni nel grande condominio dei morti dove, come cala il buio, la tua bisnonna (quella degli elfi) litiga con gli altri defunti i cui parenti lasciano marcire i fiori, è fatta così, che ci vuoi fare, Marzolina pure lei.
E, come mi ha insegnato lei, la mattina della Befana troverai le impronte di carbone e dovrai cercare il tuo sacco di regali per casa senza indizi (i raccolti della vita bisogna saperli vedere, Marzolina), e ci sarà sempre del carbone vero assieme a del carbone di zucchero, per imparare a distinguere il male dal bene senza farsi fregare dall’ingordigia, Marzolina.
Ma ti prometto che ogni Natale sarà una bomba, sono Alice nel nel Paese delle Meraviglie mica per niente. Aspettati un albero commestibile, biscotti, dolcetti, spezie, noci, castagne e chi più ne ha più ne metta! E ti dimenticherai dei regali perché Natale sarà un regalo, per stare assieme a tutti, per lavorare assieme, mangiare, parlare, costruire un anno che inizia. E non ti ho ancora parlato del Carnevale…
Fa ancora paura la follia? No, eh? Lo sapevo. Parti sempre da questa idea, mamma lo sa. Non importa che sia vero Lepre Marzolina, l’importante e sentirsi al caldo.
Una domanda? Beh, si certo, anche due… Perché, non ti piace? Allora significa che quando nascerai stamperò queste lettere e te le leggerò prima che ti addormenti, così non ci sarà nessuno “stupido” blog (le parolacce Marzolina, le parolacce sono quando fanno ridere). Sai che ho la memoria di un cardellino, non dimentico mai una promessa fatta ma i dettagli, stella del mattino, mi sfuggono con la velocità con cui tu mangi un biscotto quando hai fame. Tocca portar pazienza.
Bene, io ho iniziato a fare il mio. Tu vedi di fare il tuo, e tutto andrà per il verso più Buffoso, e la vita sarà un farti sorridere con me (cit.).
Quando nascerai.
Per ora... non sottilizziamo.